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A memoria, mai come in questo tempo di Corona virus, ho percepito un malessere individuale e collettivo così incombente, denso ed esteso.
La gente, schiacciata com’è sotto il peso della paura, è suggestionabile come non mai, quindi pericolosamente manipolabile. Quanto più forte è il potere di suggestione, tanto più aumenta il rischio di condizionamenti ideologici. Anche in nome della epidemia in corso o di altre suggestive minacce,  si può essere rapinati dei diritti fondamentali conquistati negli ultimi settant’anni: la libertà personale e il diritto alla privacy, la libertà di movimento e di riunione, la libertà di associarsi, la libertà di pensiero, di opinione ed espressione religiosa, politica e scientifica, la libertà di stampa, la libertà di iniziativa economica, sono alcuni tra i diritti più importanti garantiti  dalla Costituzione Italiana (Roma, 1948) e dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (Parigi, 1948).
Al momento, il rigore delle costrizioni imposte dal Governo, pur avendo creato in certi ambienti diffuse preoccupazioni anche di tenuta della democrazia, è stato accettato – quando non espressamente richiesto – dalla popolazione in generale, sull’onda della paura del contagio, della malattia e della morte. 
In forza della sbandierata urgenza di sicurezza sanitaria si sono potute imporre alla nazione notevoli sottrazioni di quote di libertà.  Di fatto, non pochi diritti costituzionali sono già stati sospesi.
Prepariamoci a valutare attentamente quel che accadrà allorché l’emergenza epidemica sarà terminata. Predisponiamoci spiritualmente ad essere vigili e pronti ad agire nel caso in cui i diritti costituzionali non dovessero essere prontamente e per intero ripristinati affinché non si scivoli in una normalizzazione biopolitica dell’antidemocrazia.
Inoltre, per evitare che al termine del periodo epidemico non sprofondiamo in una catastrofica depressione post traumatica, dobbiamo ora riconoscere che mai come in questo periodo abbiamo avuto bisogno di innalzare ed espandere la nostra consapevolezza spirituale per difendere il nostro diritto alla libertà, alla conoscenza, alla felicità e all’amore solidale con tutte le creature.
Se oltre a sopravvivere, volessimo anche riconquistare appieno i nostri diritti civili, sociali e spirituali, dovremmo anzitutto scoprire e tornare a vivere la nostra autentica natura spirituale e liberarci dal più grande condizionamento: l’ignoranza, che genera l’egoismo, quale principale antagonista dell’Amore. 
La gente è in panico perché teme che con la morte fisica abbia termine la vita. Non è così.
Bhagavad-gita, II,20:
“Per l’anima non vi è nascita né morte. La sua esistenza non ha avuto inizio nel passato, non ha inizio nel presente e non avrà inizio nel futuro. Essa è non nata, eterna, sempre esistente e primordiale. Non muore quando il corpo muore”.
Solo comprendendo a fondo che la paura di cessar di vivere (abhinivesha) è un condizionamento atavico dal quale è urgente liberarsi, possiamo valorizzare la vita umana in quanto ci offre un’occasione unica per fare l’esperienza della nostra immortalità, e divenirne finalmente consapevoli.   
Dobbiamo ogni giorno dedicare tempo a pratiche spirituali di purificazione per affrontare con successo le prove che ci aspettano (anche a beneficio di chi non pratica), e insistere nel proporre alle nazioni, alle loro istituzioni, affinché introducano nei programmi scolastici a tutti i livelli lo yoga e la meditazione nei suoi aspetti pratici e filosofici al fine di supportare gli studenti – che saranno gli adulti di domani – nell’acquisizione di una profonda e completa conoscenza di sé, dei valori universali e del legame che unisce ogni creatura all’intero creato e nello sviluppo del proprio potenziale umano e spirituale più alto. 
S. Francesco: “Sii laudato mi’ Signure, con tutte le tue creature”.
Bhagavad-gita XII, 13-15:
“Colui che non è invidioso di nessuno, ma si comporta con tutti come un amico benevolo, non si considera il proprietario di niente ed è libero dal falso ego, è equanime nella gioia e nel dolore, tollerante, sempre soddisfatto, padrone di sé e determinato a compiere il servizio devozionale, con mente e intelligenza fisse in Me, questo devoto Mi è molto caro.”

“Colui che non è mai causa di difficoltà per altri e dagli altri non è mai turbato, che è equanime nella gioia e nel dolore, nella paura e nell’ansia, Mi è molto caro”.

Diversamente, nessuna rivoluzione antropologica, e che dire spirituale, avrà duraturo successo. E la felicità agognata da tutti, a prescindere dal modello socioeconomico adottato, rimarrà una chimera.
Meditiamo profondamente e preghiamo con fervore affinché si accendano d’amore i cuori e le menti nostre e di tante persone virtuose che sono in attesa di scoprire lo scopo e il senso della vita.
In questo periodo di “confino” fate esercizi Yoga di posture e respirazione, praticate assiduamente il Hari-Nama-japa,  riposatevi a sufficienza, mangiate moderatamente e scegliete il cibo prodotto con il minor tasso di violenza e capace di rafforzare le vostre difese immunitarie, coltivate la compagnia di persone evolute e aiutate le persone che incontrate; studiate, pregate con fervore e meditate per proteggere voi e i vostri cari dalla nevrosi collettiva che per mesi a venire si farà sempre più intensa. 
Poi tutto pian piano passerà, lasciando ferite nelle coscienze e nel tessuto socio-economico. Voi che nel frattempo avrete fatto esercizi spirituali, che avrete sviluppato il senso di realtà, dovreste esservi mantenuti sereni, forti e pronti per esser di conforto alle persone emotivamente e psicologicamente più fragili e ai tanti rovinati dalla crisi economica. 
Il combinato disposto di epidemia sanitaria e crisi economica, ha disvelato la poca capacità di visione e oculatezza della politica degli ultimi decenni. Se non si avvia urgentemente una trasformazione delle coscienze nessun leader e nessun cittadino potrà ricostruire con successo l’auspicato benessere futuro. Soltanto diventando pienamente consapevoli della nostra fragilità umana individuale e collettiva si può diventare realmente responsabili, svolgendo con spirito di servizio il nostro dovere sul piano sociale e sempre affidandosi alla misericordia di Dio.
Soltanto così ora, come dopo che il tempo di calamità sarà terminato, potremo essere veramente di aiuto a noi stessi e agli altri, ricostruendo dalle macerie, materialmente e spiritualmente, una gioiosa e sodale umanità.
Con apprezzamento per tutti coloro che in questa drammatica emergenza si prodigano per gli altri e con sentimento di vicinanza per le famiglie colpite dalla perdita dei propri cari.
 
Marco Ferrini

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