Skip to main content

Il metaspazio del cuore: rifugio supremo

Uno scoraggiamento persistente, carico di gravità e pesantezza pian piano deprime e rende pessimisti. Se aderiamo alla prospettiva imposta dalla narrazione dominante, dal linguaggio egemone, non possiamo che diventare tristi, ansiosi, angosciati.  In questo stato emotivo sembra che non ci sia soluzione, sembra che il Bene non riesca a trionfare.  

Ma non è così: dobbiamo scardinare l’idea distorta che il male sia inamovibile e definitivo. 
Il primo punto è non diventare parte del problema, né complici, bensì resistere attivamente a quel che di spiacevole, finanche tragico, accade fuori di noi, mantenendosi tolleranti, equilibrati e stabili nella sapienza. Compiendo anche un solo passo verso questa salvifica direzione, sentiamo che il cuore si espande, assaporiamo gocce di dolcezza, perché intimamente sappiamo di aver agito in armonia con il nostro dovere.

In fondo, se ci guardiamo dentro con umiltà, onestà e spirito critico costruttivo, illuminati da una nuova consapevolezza che scaturisce dagli insegnamenti sempiterni della Bhagavad-gita e dei Maestri che li hanno veicolati fino a noi, possiamo realizzare come la sofferenza con cui spesso ci identifichiamo sia l’esito delle nostre false credenze e delle scelte conseguenti: quante volte abbiamo visto quel che abbiamo voluto vedere, siamo corsi dietro alle apparenze artificialmente create per distrarci dalla sacralità dell’essenza, abbiamo gioito di quello per cui altri ci hanno indotto a gioire. Ognuno di noi, seppur in misura diversa, ha le proprie responsabilità. Poiché in questa vita ciascuno ha un carico karmico da “smaltire”, può essere che non riusciremo a sottrarci a soprusi, ingiustizie, aggressioni, offese. 
Nonostante ciò, la buona notizia è che la nostra vita non termina qui: l’essere umano è ontologicamente costituto di sat (eternità) cit (consapevolezza) ananda (felicità incondizionata) e il male, seppur possa avere una certa durata ed intensità, è temporaneo. 
Se rimaniamo centrati in noi stessi, fermamente ancorati alla nostra relazione d’Amore con Krishna e impariamo a vedere il mondo con i Suoi occhi e con quelli delle sacre scritture, ci rendiamo conto che quel pessimismo è fuori luogo e che quando ci identifichiamo con esso ci allontaniamo dalla Realtà. 
Incoraggio ciascuno di voi a reagire con fiducia alle situazioni che solo apparentemente possono sembrare sfavorevoli e ad uscire dal torpore di uno stato di disfunzionale rassegnazione, consapevoli del fatto che ognuno, invece, è unico ed irripetibile, e può portare un preziosissimo contributo nella società.
Ciascuno possiede in sé tutte le risorse necessarie per compiere un’inversione di marcia, per ritornare al timone della propria vita e orientare evolutivamente desideri, pensieri ed azioni verso un autentico e duraturo benessere.
Abbiamo da imparare ad attualizzare le qualità spirituali che per grazia divina già possediamo allo stato potenziale, e che possono essere riscoperte e valorizzate attraverso la pratica costante delle virtù ed un sano distacco emotivo.  
Mentre non possiamo far cessare una guerra che gli asura hanno deciso di far scoppiare o legiferare leggi giuste che chi è al potere per fini egoici, invece, spesso ostacola, abbiamo però il pieno dominio sulla nostra pace interiore: nessuno, a meno che non lo acconsentiamo, ce la può scippare.  
Dobbiamo considerare che tutto quel che accade esteriormente a noi non è sotto il nostro potere e, del resto, quando ci si ostina a controllare ciò che non è nella nostra disponibilità si va incontro a frustrazioni certe.
Il nostro dovere è fare il meglio per orientare evolutivamente ciò che è nella nostra disponibilità, ovvero quel che attiene alla nostra dimensione interiore: siamo noi i principali responsabili della nostra pace interiore, del nostro umore e della visione che abbiamo del futuro. 
Possiamo scegliere di prendere le distanze da circostanze esterne distruttive e dire “no grazie”, nutrire la nostra intima relazione con Krishna nel cuore, coltivare ottimismo e fiducia nelle qualità spirituali che ci appartengono a prescindere dagli accadimenti esteriori, consapevoli che tutto quel che avviene fuori di noi- compreso il corpo che indossiamo- è temporaneo e molto limitato nel tempo: questo vale sia per la presunta fortuna che sfortuna.  
Tutto è come un caleidoscopio, senza equilibrio, senza continuità, in mutazione continua, parinama. 
Potrebbe arrivare anche un’ecatombe, una guerra termonucleare che in pochi secondi manda in cenere i nostri corpi. A ben poco sarà servito spendere milioni di dollari, come va di moda tra le élites, per costruire rifugi subatomici equipaggiatissimi che potranno semmai solo posticipare l’ineluttabile appuntamento con la morte.

Dove cercare quindi il nostro potenziale patrimonio di pace, rifugio supremo che ci salverà dalla sofferenza e dalla morte? 
Nel metaspazio del cuore, dimora dell’anima, luogo di rinascita, bellezza, sapienza che nessun potere politico, economico né bellico potrà mai sottrarci. 

E’ rimanendo costantemente collegati a questa profonda dimensione interiore che possiamo riscoprire davvero noi stessi, divenire consapevoli della pienezza dell’essere, della nostra potenza d’Amore e connaturata capacità di Amare.
Specialmente in questi turbolenti passaggi storici, in cui l’uso della violenza nelle sue diverse forme sta dilagando, è quanto mai indispensabile seminare compassione, perdono e Amore per raccogliere verità, giustizia, libertà e autentica amorevole pace che favorisca la nostra e altrui evoluzione, anche quella dei malfattori che, in preda più di altri alle loro allucinazioni, sono a ben vedere i più bisognosi di aiuto.
Stabili nel metaspazio del cuore, possiamo quindi compiere i nostri doveri nel mondo con fiducia, vigore, consapevolezza, senza attaccamento al risultato, poiché abbiamo compreso che tutto quel che accade fuori di noi è temporaneo. 

Chi prende rifugio nell’anima e in Dio e gioisce nell’anima e in Dio è prossimo alla liberazione, insegna Krishna nella Bhagavad-Gita.
Abbiamo quindi un Amico e Alleato prezioso che ci ha dotato di tutte le potenzialità necessarie per prendere le distanze dal male e scegliere il Bene: se riscopriamo un gusto superiore della vita, il male perde ogni sapore, ogni attrattiva a paragone con la luminosità che il Bene produce a beneficio nostro e delle care persone che avremo l’opportunità di incontrare in questo affascinante viaggio esistenziale.

Con fiducia e gratitudine, 
Marco Ferrini (Matsya Avatar das)

Marco Ferrini © , tutti i diritti sono riservati. Informativa sulla Privacy
Web design by Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. - Centro Studi Bhaktivedanta