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IL SENSO DEL NATALE

Care amiche e cari amici,
nella cultura indovedica, come in altre civiltà tradizionali, i cicli temporali che scandiscono lo scorrere del tempo rappresentano momenti particolarmente importanti.

Nella letteratura vedica sono definiti sandhi e, tra i più noti, ricordo le tre fasi di passaggio che si alternano nell’arco delle 24 ore in cui un ciclo temporale termina e sfocia in un altro: l'alba in cui la notte sfuma nel giorno, il momento di massima luminosità in cui il sole è allo zenit e il tramonto in cui il giorno sfuma nella notte.

Allo stesso modo, giunti ormai quasi al termine di questo 2022, ci stiamo approssimando alla chiusura di una fase importante e all'apertura di un nuovo stadio della nostra esistenza.

In questi momenti di passaggio particolarmente determinanti, l’attitudine con cui predisporsi, le prospettive coscienziali con cui ci accingiamo a tracciare un bilancio di ciò che è stato e a programmare il futuro, sono aspetti fondamentali che orientano la nostra evoluzione umana e spirituale.

Oggi più che mai, in quest’epoca così buia e crepuscolare in cui la menzogna e la manipolazione sono dilaganti, è indispensabile rendersi particolarmente attenti, sensibili, ben fondati su concetti e valori di realtà, verità, giustizia.

E in buona compagnia è più facile esserlo.

Condividere il viaggio della vita con coloro che vibrano di bhakti e che desiderano dare e ricevere amore, nella sua accezione più nobile ed elevata, ci consente di affrontare con rinnovato vigore spirituale e con maggior fiducia le prove che la vita ci riserva, per conseguire così il più rapidamente possibile il vero successo.

Per questo vi ringrazio della vostra presenza e partecipazione a questo blog, che intende offrire un contributo a tutti voi e favorire una condivisione autenticamente spirituale volta a risvegliare le qualità dell’anima di cui ciascuno di noi è ontologicamente costituito.

Che sia un'altra tappa evolutiva di questo nostro viaggio insieme nel mondo verso la meta suprema!

Con l'occasione, vi offro con gioia una riflessione sul Natale di un letterato toscano, che trovo dotata di un autentico spirito religioso:
" [...] Anche se Cristo nascesse mille e diecimila volte a Betlemme, a nulla ti gioverà se non nasce almeno una volta nel tuo cuore.

Ma come potrà accadere
questa nascita interiore?
Eppure questo miracolo nuovo
non è impossibile
purché sia desiderato e aspettato.
Il giorno nel quale non sentirai
una punta di amarezza
e di gelosia dinanzi alla gioia
del nemico o dell'amico,
rallegrati perché è segno
che quella nascita è prossima.
Il giorno nel quale non sentirai
una segreta onda di piacere
dinanzi alla sventura e alla caduta altrui,
consolati perché la nascita è vicina.
Il giorno nel quale sentirai il bisogno
di portare un po’di letizia a chi è triste
e l'impulso di alleggerire il dolore o la miseria
anche di una sola creatura,
sii lieto perché l'arrivo di Dio è imminente.
E se un giorno sarai percosso
e perseguitato dalla sventura
e perderai salute e forza,
figli e amici
e dovrai sopportare l'ottusità,
la malignità e la gelidità
dei vicini e dei lontani,
ma nonostante tutto non ti abbandonerai
a lamenti né a bestemmie
e accetterai con animo sereno il tuo destino,
esulta e trionfa perché il portento
che pareva impossibile è avvenuto
e il Salvatore è già nato nel tuo cuore.
Non sei più solo, non sarai più solo.
Il buio della notte fiammeggerà
come se mille stelle chiomate
giungessero da ogni punto del cielo
a festeggiare l'incontro
della tua breve giornata umana
con la divina eternità."

25 dicembre 1955
Giovanni Papini

Sempre nello spirito di un perenne ed evolutivo dialogo di senso tra oriente ed occidente, vi lascio con alcune strofe a me molto care tratte dalla filosofia sapienziale della Bhagavad-gita, che esortano alla Compassione, al Perdono, all'Amore, e che ci aiutano a ritrovare l’autentica attitudine che dovrebbe accompagnare la celebrazione della nascita di un Acharya: in tal senso, buon Natale!

Colui che non è invidioso di nessuno e si comporta con tutti come un amico benevolo, non si considera proprietario di niente ed è libero da una falsa concezione di sé, è equanime nella gioia e nel dolore, tollerante, sempre soddisfatto, signore di sé e determinato ad offrire a Me la sua opera, con mente e intelligenza fisse in Me, Mi è molto caro. Colui che non è mai causa di difficoltà per altri e che dagli altri non è mai turbato, che è equanime nella gioia e nel dolore, che non è sopraffatto dalla paura e dalla sofferenza, Mi è molto caro (Bhagavad-gita cap.12, versi 13-15)

Con affetto, un caro augurio a tutti di Buone Feste e sereno Anno nuovo
Marco Ferrini
(Matsya Avatar das)

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