Skip to main content

L'unità nella diversità

L'amore è una potenziale facoltà di tutti gli esseri. Praticando l'amore, questa facoltà si sviluppa e diventa una effettiva capacità di amare.
L'oggetto dell'amore non è esclusivo; l'amore può essere rivolto verso qualsiasi creatura, e quando è veramente amore non può essere che così. Man mano che si pratica, l'amore si manifesta come una scelta relazionale, come naturale inclinazione ad amare, per cui ogni creatura diventa oggetto d'amore, non solo il coniuge, la compagna o il compagno nella coppia o la propria famiglia.
Il concetto che un rapporto si possa impunemente troncare se presenta dei difetti apparentemente insormontabili è errato, come lo è l'idea preconcetta che debba essere mantenuto a qualsiasi condizione, poiché l'altro ha facoltà di non amare. Per cui, l'amore non deve dipendere dalla precondizione che anche l'altro ami. Inoltre, chi sopprime bruscamente e unilateralmente una relazione importante con una persona, senza esserne consapevole in realtà ha inferto un duro colpo a tutta l'umantà, perché tale é il legame che il singolo individuo ha con l'umanità. Come scriveva il famoso stoico, l'imperatore filosofo Marco Aurelio:

quel che nuoce all'ape, nuoce all'alveare.

Tutti siamo parte della stessa interezza, non solo costituita dall'umanità ma più ampiamente da tutte le creature e da quell'unità che è la vita condivisa da tutti gli esseri e che rimanda alla vita di tutte le vite: Dio. Ogni essere è essenzialmente unito per la vita a quell'unicità che è la vita e può ritrovare la comunione con la vita attraverso l'amore. Allo stesso tempo è altrettanto evidente che ogni essere umano ha le sue peculiarità e che il rapporto con ciascuna creatura può svilupparsi secondo dinamiche temporalmente e peculiarmente diverse, ed è infatti la capacità di gestione della tensione tra i due poli: l'unità nella la diversità, è la funzione armonizzante dell'amore, ovvero l'integrazione di ognuno con gli altri fino alla comunione di unità e diversità in Dio. Da qui possiamo definire l'amore autentico come frutto dell'impegno dinamico evolutivo che implica: attenzione, cura, rispetto, responsabilità, comprensione, creatività, autonomia e desiderio di veder sviluppare spiritualmente il nostro interlocutore. In definitiva, amare è aiutare una persona o una collettività a realizzare le proprie potenzialità d’amore, valorizzandole.
Se amiamo una rosa, la dovremmo far diventare la più bella rosa: non per goderla egoisticamente ma per offrirla con gratitudine a Dio e, per Suo amore, agli altri.

L'amore esige rispetto dell'essere amato, della sua individualità, della sua unicità.

Una ghianda la si deve aiutare a diventare una quercia e un dattero a diventare una palma.

Similmente, dovremmo ben comprendere chi è la persona nella sua essenza e aiutarla a svilupparsi secondo la propria identità spirituale. Ecco perché la pratica dell'amore include necessariamente un percorso di conoscenza di sé e dell'altro, perché senza tale conoscenza si rischia di forzare le persone inducendole a comportamenti per loro innaturali, il che è ben lungi dall'amarle.

L'attrazione fisiologica e psicologica caratterizzate dall’ego e dall'eros, se si accompagna ad instabilità mentale e ad immaturità di comprensione, causa ulteriore frammentazione nella persona, mentre l'amore porta alla sempre più profonda conoscenza di se stessi e dell'altro.

Nel processo della sadhana-bhakti le emozioni tossiche come quelle del risentimento, della collera, della gelosia o dell'invidia gradualmente svaniscono, come se una forza sintropica di ordine superiore creasse una nuova struttura di personalità, che é in realtà la nostra archetipica identità originaria di natura spirituale.

 

Marco Ferrini
(Matsya Avatar das)

Centro Studi Bhaktivedanta, Università Popolare degli Studi Indovedici

 

Marco Ferrini © , tutti i diritti sono riservati. Informativa sulla Privacy
Web design by Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. - Centro Studi Bhaktivedanta