Skip to main content

Dalla sfiducia all'autostima

Con la pratica costante e i modelli di vita coerenti, si possono ottenere risultati inimmaginabili.

Ognuno può brillare della propria luce; tutto si complica quando ci ostiniamo ad imitare i talenti di altri.
La sfiducia in sé stessi nasce proprio dal misurarsi con le eccellenze altrui, mossi da una malsana attitudine di competizione.
Questa tendenza, a sua volta, spesso genera senso di inferiorità, frustrazione, invidia e un conseguente stato di conflittualità dentro e fuori di noi.
In alcuni casi il modello preso a riferimento è l'esito di una qualche forma distorta di idealizzazione che, originando da convinzioni fuorvianti o da preconcetti fasulli spesso inconsci, è destinata a produrre delusione, sofferenza, sfiducia in sé e negli altri.

Anche laddove il modello di riferimento sia autentico e possieda un suo valore intrinseco, i benefici che ne deriverebbero dal seguirlo possono venire compromessi se la persona adotta pericolose forme di imitazione e competizione.

É importante comprendere che seguire un modello non significa imitarlo. 

Ognuno dovrebbe infatti riscoprire e valorizzare le proprie peculiari potenzialità e qualità, quale esito del personale combinato disposto di guna-karma, e attivare  conseguentemente le  risorse interiori di cui dispone, secondo  tempi e modalità che più gli sono consoni, per attualizzare ciò che già esiste allo stato potenziale.

La conseguenza più evidente che scaturisce dalla sfiducia in sé stessi è un falso senso di superiorità che il soggetto, più o meno inconsapevolmente, mette in atto.

La condizione di sfiducia produce infatti un impellente bisogno di compensazione che, alla sua estremizzazione opposta, provoca una sindrome di superiorità: la persona si atteggia con fare autoritario, agisce e si esprime in termini perentori.

Quell’ apparente forza cela, in realtà, una pericolosa debolezza poiché l’individuo, non riconoscendo valore a sé stesso non si apprezza, e di conseguenza sente il bisogno degli altrui apprezzamenti.

Ne consegue anche la tendenza a voler primeggiare, facendo ricorso a comportamenti impositivi e alla denigrazione dei suoi fantasmatici competitors, che in genere sono considerate persone più capaci, produttive, magari più amate o semplicemente più apprezzate.

In altri casi, la sfiducia in sé stessi può provocare l’effetto opposto, ossia uno stato di auto-commiserazione che induce il soggetto ad isolarsi ed annullarsi in ambito sociale e relazionale.

Come liberarsi dunque dalla condizione limitante di provare sfiducia in sé stessi?

Meditando, prima di tutto, sul fatto che possedere una specifica dote non conferisce automaticamente maggior valore ad una certa persona rispetto ad un'altra la quale,  a suo modo, rimane comunque naturalmente dotata di  talenti differenti  nella misura e combinazione che le sono proprie. 

La ricetta per superare tale condizione di sfiducia è quindi imparare ad essere autenticamente sé stessi, senza sentirsi inferiori o superiori a qualcosa o a qualcun’ altro.

Essere sé stessi non significa assecondare le proprie voglie o i capricci roboanti dell’ego, bensì implica prima di tutto conoscersi profondamente, realmente, nella propria dimensione più intima, quella spirituale, dove sono custodite le virtù più nobili ed autentiche, riscoprendo le quali potremmo ottenere il vero successo.

Ritornare al centro, all’essenza di noi stessi, e riappropriarsi di una visione rinnovata del mondo, è lo scopo e il valore più alto dello Yoga dell’Amore.

Che ciascuno valorizzi dunque la propria unicità, inimitabile peculiarità e ricchezza intrinseca nella specificità che lo caratterizza.

Non esistono persone prive di qualità, abilità, come pure individui che le posseggono in egual misura, bensì ciascuno è identico solo a sé stesso ed è dotato di talenti, virtù proprie che, se sapientemente riscoperte ed attualizzate, lo rendono unico e speciale.

Una conoscenza carente o totalmente inesistente del nostro mondo interiore, produce uno smarrimento d’ identità che, a sua volta, provoca nel soggetto l’impellente ed illusorio bisogno di ricercare un'ennesima falsa identificazione; un'altra maschera da indossare prima di trovare salde certezze.

Il vero problema non è l'oggettiva mancanza di qualità, bensì la sensazione soggettiva, e ancor più la convinzione, di percepirsi senza. Questa falsa percezione di sé nasce da una distorta interpretazione di esperienze compiute nel passato e da risposte inadeguate del soggetto, che si sono via via stratificate nell’inconscio.

Il coraggio e la sicurezza derivano piuttosto dal riconoscere, apprezzare e valorizzare i propri talenti e qualità, sia come fatto oggettivo e misurabile, sia come percezione soggettiva, senza lasciarsi al contempo condizionare da mutevoli e irraggiungibili modelli di riferimento altrui, bensì alimentando in noi la consapevolezza che le risorse spirituali di cui in potenza disponiamo sono attuabili e inesauribili.

Affinché ciò si realizzi, non dobbiamo imitare altri, bensì elaborare la migliore versione di sé stessi: in virtù di un autentico modello superiore e di preziosi insegnamenti di vita, li realizziamo nella misura in cui li pratichiamo interrottamente, senza fini egoistici.

Marco Ferrini

Per approfondire questa ed altre tematiche, dal 15 al 18 aprile 2022 si terrà il seminario "Come Uscire dall'Attuale Selva Oscura e Tornare a Riveder le Stelle".
Per saperne di più clicca sull'immagine.
Marco Ferrini © , tutti i diritti sono riservati. Informativa sulla Privacy
Web design by Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. - Centro Studi Bhaktivedanta