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Il senso di solitudine

La storia umana è caratterizzata da continui tentativi per liberarsi dall'opprimente senso di solitudine.

Il problema della solitudine non si risolve cercandosi un compagno con il quale non si sia stabilito un genuino profondo rapporto d'amore, circondandosi di oggetti lussuosi per la bramosia di possederli, con vacanze “fuga dalla realtà”, tuffandosi nella folla, nel lavoro senza nobili motivazioni o nella religione vissuta in maniera conformistica.

Tutti questi artifici non producono il risultato sperato: dietro questi apparenti conseguimenti le persone diventano infatti sempre più sole, tristi, fragili e insicure.

Non sono certo quelli i mezzi per evadere dalla fortezza-prigione della solitudine.

Il senso di solitudine, che se lo si trascura può diventare anche complesso di solitudine, non si risolve se non vengono superati i problemi interiori che ne sono all'origine. Spesso, ad esempio, la solitudine è associata ad un senso di inferiorità, che produce a sua volta senso di insicurezza, scoramento, frustrazione, depressione e un progressivo auto-isolamento.

In ultima analisi la solitudine è generata da una frammentazione intrapsichica che produce di conseguenza la separazione della persona dai suoi simili, dalle creature, dal creato, dal Creatore.

La persona si scopre e si sente sola, isolata ed esclusa quando – confinata nell'ego - non ama se stessa, il suo prossimo, i suoi simili, le creature, il creato e il Creatore.

Considerando ciò, possiamo ben capire come in origine ogni storia d'amore sia una storia di ricongiunzione, di Yoga.

Ogni storia d'amore esprime infatti la ricerca di una via per ricomporsi, riconnettersi, reintegrarsi, diventare capaci di gioire in se stessi, e ciò non è possibile se non ci si reintegra armonicamente con gli altri nel meraviglioso gioco evolutivo della vita.

Marco Ferrini

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